Scarsa è la documentazione storica e descrittiva rinvenuta relativa sia al paese, che al complesso fortificato, mentre sino ad ora non è stato possibile reperire grafici d'archivio neppure per gli edifici di maggior rilevo.
Nella "Cronista Conzana" del Castellani (scritta tra il 1689 ed il 1691) di Laviano, tra l'altro, si evidenzia che gli abitanti a quel tempo (cioè nel 1691) erano 693 e si rileva l'esistenza della Chiesa maggiore sotto il titolo dell'Assunta, di un Monastero soppresso di S. Maria della Pietà (prima degli "Agostiniani") "incorporato da monsignor Campana all'Arcipretura", della Chiesa "S. Maria della Libera fuori l'abitato", delle Confraternite "SS. Sacramento" e "SS. Rosario" nonché di "un fortissimo castello ben formato e diversi fossati e contrascarpe, che benché ruinato mostra essere stato fortissimo, e vi appareno molte palle di artiglieria per le quali appare esserni stati cannoni, conformi in atto, se ne vedono e stanno posto in bellissima semetria , e ponti, ed altre fortezze".
Importante è la descrizione riportata nel manoscritto seicentesco "Copia dell'apprezzo vendita e Real Assenso della Baronia di Laviano, Castelgrandine e Rapone" (rinvenuto nella Biblioteca del Senato e contenuto nel libro "Rapone e Castelgrande in un documento seicentesco" a cura di Sara Pagnini ed Annarosa Alberti) laddove cita che la "Terra della Baronia di Laviano " (cioè il paese) è "… posta sopra un Montetto di Pietra dura naturale di figura lunga irregolare, esposta a' Ponente, circondata da' Vallone, e dominata da' Montagne; l'aria è di buona qualità; e venendo per la strada di sopra, vicino detta Terra si trova la Cappella sotto il titolo di Santa Maria della Libera, e consiste in una stanza, coverta a' tetti. In testa all'altare maggiore vi è una figura dipinta a' fresco nel muro, con cona di legno indorata, dove sono dipinti diversi santi, nella quale per i gran miracoli, che fa detta Madre Santissima vi è un gran concorso de' cittadini delle terre convicine; ed avanti detto altare vi è la Balaustrata di pietra forte del Paese, che si ascende con due gradini, e da' dietro detto altare vi è la Sacrestia, dove si conserva l'apparato; e tiene calice, pianeta, e tutt'i suppellettili necessari. Quella cappella è juspatronato dell'Università di detta Terra, e tiene di rendita da' docati cento in circa, sopra terrirorj , ed altro, e vi si celebra la Messa ogni mattina; e detta Università vi tiene il suo Procuratore , che tiene il peso di esigere l'entrade , far le spese necessarie, e di ogni altro che bisogna in detta Chiesa; ….. e seguitando detta strada si giunge alla Piazza, attorno alla quale vi sono abitazioni, consistenti in bassi terranei assoluti, e parte con camere sopra coverte di scandole la maggioro parte,e l'altre d'imbrici, buona parte dirute e cadenti.
Da' sotto detta Piazza possiede detta Principal Corte il trappeto……………., si giunge alla contrada detta Sotto il Castello, dove sono abitazioni consimili; e seguitando verso basso…. si trova la Chiesa Madre sotto il titolo di S. Maria dell'Assunta, e consiste in una nave grande con due navi piccole laterali, coverte a' tetti con tempiature di legname sotto pittate; in mezzo dell'Intempiatura della nave maggiore stà dipinta la Madonna dell'Assunta con diversi Santi….. Da sotto detta terra si trova la Cappella di Santa Maria della Fontana; consiste in una nave picciola coverta a' tetti, quale Cappella non tiene niuna rendita; a sinistra di detta strada, tirando verso basso, si trova la fontana con sua conserva, dove fluiscono tre cannoli d'acqua, uno dalla parte di fuori, e due dalla parte di dentro, dove vi è rinchiuso di fabrica con fonte per comodità delle donne, che vi vanno a 'lavare i panni , l'acqua è di buonissima qualità e stà distante da detta Terra circa 200 passi". Sempre il citato manoscritto della fine del XVII sec. evidenzia che nella parte più elevata del paese "…. vi è il Castello di detta Principal Corte con alte e grosse mura con quattro torrioni, con sue fosse, e ponte levatoro, circondato da' valloni, al presente all'ingresso della prima porta, dove stava il primo Ponte a levatoro vi sono i tavoloni di quercia vecchi stabili, e si trova la prima Porta, a' mano sinistra si trova una stanza a' lamia, che fa cantone; in testa si trova una Piazza scoperta, che fa mezza luna con sue mura, e parapetto, troniere, e cannoniere, che fà difenzione dalla parte di fuori col fosso, che fà difenzione tra detta mezza luna e il castello, dove vi è l'altro ponte con tavoloni simile, che prima era ponte lavatoro, e per sopra il quale si passa alla seconda porta di detto castello, e per essa si hà l'ingresso al cortile Grande scoverto; a' sinistra si trova un salone Grande con quattro Camere, ed un camerino del torrione in cantone, sopra le quali vi sono tante altre stanze simili… e nelle restanti parti attorno a detto cortile vi stavano abitazioni inferiori, e superiori, al presente tutte dirute, con cantina sotto, ed altre comodità; e nell'angolo a' mano destra di detto cortile vi è la stanza del Torrione, la quale al presente serve per uso di carceri: nel mezzo di detto cortile vi è la Cisterna Grande per comodità di detto castello”.
Nella descrizione contenuta nel predetto manoscritto seicentesco si parla spesso di distruzione e rovine, ma bisogna ricordare che Laviano, come tutto l'alto Sele e l'Irpinia, nel 1694 fu colpito da un terremoto di forte intensità.
In alcune visite effettuate dai vari Arcivescovi di Conza (principalmente nei secoli XVIII e XIX), invece, risultano dei riferimenti ai diversi beni ecclesiastici, soprattutto, in relazione al loro stato di conservazione ovvero ai lavori che si sono dovuti effettuare sugli stessi per restaurarli anche a seguito di eventi tellurici.
Un'altra descrizione di Laviano è fatta dal viaggiatore/geografo Lorenzo Giustiniani (1761-1825) che nel "Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli" (dedicato al re Ferdinando IV di Borbone) scrive che detto paese è situato "in un luogo montuoso di pietra giallastra calcaria, e non vi respira un'aria molto sana. Nell'entrare al paese vi ammirai una fontana di buon'acqua". Nel medesimo testo si evidenzia, altresì, che i "fuochi" tra il 1532 e d il 1595 erano sempre aumentati dopodiché sono andati decrescendo con un forte sbalzo tra il 1648 ed il 1669. Al suo tempo la popolazione era circa di 1650 abitanti, dediti, per lo più, all'agricoltura ed alla pastorizia ed "i possessori era la famiglia Anna con il titolo di Duca".
Nella "Storia del regno delle due Sicilie" (Napoli 1847, Vol. III, pag. 9) Nicola Corcia (originario proprio di Laviano e vissuto tra il 1802 e1892) fa risalire gli inizi del paese ai Sabini e lo definisce l'ultimo villaggio degli Ursentini: lo stesso nome "Lavianum" sarebbe un termine sabino e vorrebbe significare feudo rustico della "gens Lavia" (circa VI-VII sec. a.C.).